Nel 1962, Michelangelo Pistoletto, un'artista italiano, ha iniziato i suoi Quadri specchianti, apponendo sagome di amici, colleghi e oggetti comuni su acciaio inossidabile lucido. Si tratta di opere che gli stessi spettatori devono completare, in accordo con la definizione di "open work" di Umberto Eco. In realtà, tutto ciò che li coinvolge confonde lo spazio visivo con quello pittorico. Infatti basta pensare alla natura ridotta dei ritagli di carta velina, che sono più piccoli della loro grandezza naturale in modo che, quando ci allontaniamo da loro, siano quasi uguali a noi. Oppure il disturbo introdotto dalla leggera ondulazione e dall'opacità delle superfici d'acciaio. Anche i colori sbiancati delle sagome. La tendenza ad evitare le figure stesse di Pistoletto lascia più perplessi, offrendo a noi, riflessi dello spazio.
Per rendere lo sfondo più riflettente, prova a utilizzare diversi materiali, come fogli di alluminio applicati alla tela, come in Gray Man del 1961. Poi però ha scoperto che l'acciaio inossidabile lucidato a specchio era il materiale migliore per ottenere questo effetto. Per mantenere l'oggettività della figura ritratta, sceglie di utilizzare la fotografia. Infine, elabora il metodo che utilizzerà per creare i Quadri specchianti. Una lastra di acciaio inossidabile lucidata a specchio, su cui applica un'immagine che è riprodotta su carta fragile ingrandita a grandezza naturale.
Le fotografie utilizzate per i Quadri specchianti sono per lo più scattate sotto la guida dell'artista fino alla fine degli anni Sessanta nello studio del fotografo Paolo Bressano. Il quale conobbe Pistoletto negli anni Cinquanta perché era solito fotografare le opere che il padre stava per restaurare. Nel corso degli anni successivi, diversi fotografi produrranno le immagini sotto la direzione di Pistoletto.
Le caratteristiche principali dei quadri specchianti che l'artista identifica in essi sono:
- la misura del tempo, che non è solo rappresentata ma anche attiva;
- il coinvolgimento dell'ambiente circostante e dell'opera dell'osservatore, creando un autoritratto del mondo;
- l'incontro di poli opposti, messi in gioco dall'interazione tra l'immagine di origine fotografica e ciò che accade nello spazio virtuale generato dalla superficie riflettente;
- il fatto che non è più una finestra illusoria aperta sul mondo.
L'opera offre una duplice prospettiva, mostrando sia ciò che sta davanti che ciò che sta dietro di noi. Creando un'apertura attraverso la quale l'ambiente in cui è esposto si estende nello spazio virtuale dell'opera, una porta che collega arte e vita.
Nell'aprile 1963, Pistoletto ha tenuto una mostra personale alla Galatea con i suoi quadri specchianti. Successivamente Pistoletto si reca a Parigi, dove incontra Ileana e Michael Sonnabend, due galleristi. Poco dopo, i due vanno a Torino per vedere la sua mostra e acquisteranno l'intera mostra.
Pistoletto ottiene rapidamente riconoscimento e successo internazionale grazie ai suoi quadri specchianti. Nel 1964 partecipa a numerose importanti esposizioni europee riguardanti la Nuova Figurazione, la Pop Art e il Nuovo Realismo.