Un'opera d'arte contemporanea che rielabora il tema della pietà, un momento di massima riflessione e dolore, con cui l'umanità si è identificata per secoli. La pietà di Jago con il suo carattere forte e drammatico, è parte di un progetto, ed è oggi conservata nella Chiesa degli Artisti a Montesanto. Il suo autore, Jago, nome d'arte di Jacopo Cardillo, è un 34enne che ha lavorato per realizzarlo per più di un anno nel suo laboratorio di Sant'Aspreno ai Crociferi a Napoli.
La scultura ha un messaggio travolgente che consente ai visitatori di reinterpretare il tema dell'amore genitoriale. La parola che Jago traduce in colpi di scalpello su marmo parla di un amore maschile forte, passionale e denso di drammaticità. La sofferenza del soggetto scolpito fornisce un percorso da seguire per una lettura che rimane comunque aperta alle più diverse interpretazioni.
Lo stesso volto dell'uomo, immerso nella sua triste storia personale, induce a vedere delle nette somiglianze con quello di Jago e porta l'immaginazione ad una miriade di possibili riferimenti personali che l'artista, anche inconsciamente, ha lasciato trapelare nella lavorazione della pietra.
La volontà di reinterpretare un tema assai noto nell'arte passata, parte dalla visione di una foto, in cui un padre aiuta suo figlio ad alzarsi. E' proprio da questa scena che Jago decide quindi di rivoluzionare questa scena, rappresentando sia l'amore paterno, sia il tema della guerra.
L'origine de "La pietà" di Jago, viene raccontata e documentata dallo stesso sui social, che si basa sulle tecniche dei maestri del Rinascimento. Egli coniuga un concetto intellettuale contemporaneo e innovativo lavorando il marmo in modo tradizionale. La concezione dell'arte include ampiamente la condivisione dell'esperienza, consentendo di comprendere il valore dell'inclusività che ha accompagnato il suo modo di lavorare per molto tempo.
L'arte nasce per essere ammirata e trasmettere sensazioni, per questo motivo non deve essere privata, anzi dovrebbe essere aperta alla collettività.