Il lavoro dello scultore Jago, il Figlio Velato, è stato realizzato in marmo Danby del Vermont. La rappresentazione è ispirata al Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino e mostra un bambino disteso coperto da un velo. L'opera è una denuncia delle atrocità che si verificano oggi. Racconta la storia di un bambino che è vittima innocente delle decisioni prese dagli adulti. È una storia che comprende reati, migrazioni, stragi e sacrifici inaccettabili.
La scultura, la mostra e l'ispirazione de Il Figlio Velato
La mostra, a cura di Luca Ivarone, in cui è presente la scultura fu inaugurata il 21 dicembre del 2019 nella Cappella dei Bianchi, fuori le mura della chiesa di San Severo nel rione Sanità di Napoli. Jago richiama il nome della sua opera, da un'altra opera, Il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino. Importante notare come da questa statua richiama unicamente il nome ma non il messaggio o le intenzioni. Il Cristo velato è un individuo che si è sacrificato volontariamente per il bene della comunità. Il Figlio Velato non è un simbolo religioso né un santo. È vittima della nostra inconsapevolezza e della nostra consapevolezza di chi compie determinati gesti. È un figlio perché appartiene a tutti.
Il bambino è disteso sul pavimento con il volto leggermente inclinato e gli occhi chiusi. Nonostante il velo leggero che copre tutto il suo corpo, una mano inerme è scoperta. Questa scultura è un simbolo che ci ricorda le numerose stragi che si sono verificate nel Mediterraneo e in tutto il mondo. È un'opera autosufficiente, che non ha bisogno di spiegazioni.
Il Figlio velato non ha visto la luce in Italia, anzi lo ha fatto a New York. Anche se successivamente è stata trasferita in Italia, dove ha trovato la sua casa a Napoli. L'artista trentaduenne si è trasferito negli Stati Uniti per creare l'opera e ha lavorato per oltre un anno modellando un blocco di marmo Danby del Vermont per dare forma al bimbo disteso coperto da un velo morbido. Il risultato è una scultura di straordinario realismo di due metri per un metro e 50 centimetri di altezza.
L'opera è stata restituita alla collettività perché è di tutti. Secondo lo stesso artista, che ha visto, quasi toccato, ogni millimetro di finitura dell'opera da cui si ispira (Il Cristo Velato).