Il dipinto Il bar delle Folies-Bergère, realizzato dal pittore francese Édouard Manet nel 1881-1882, si trova all'oggi alla Courtauld Gallery di Londra.
Manet, con il bar delle Folies-Bergère, ha lasciato un testamento artistico e spirituale, di fatti è il suo ultimo grande quadro (finito nel 1882). In effetti, combina con grande coerenza e integrazione i diversi dati stilistici che hanno caratterizzato l'universo artistico di Manet: il gusto per le nature morte, l'uso del nero, l'amore per i temi quotidiani, la composizione calibrata che ricorda i grandi maestri del passato, l'uso di colori piatti e omogenei.
Nel 1882 lo ha presentato al Salon, dove ha ricevuto un'accoglienza piuttosto fredda. L'artista è stato ancora una volta deluso dal modo in cui il pubblico, che era molto conservatore, aveva interpretato in modo errato Il bar delle Folies-Bergère. Tuttavia, l'attività artistica di Manet volgeva ormai ad una fine e inoltre l'anno successivo morì.
L'opera
Nel dipinto è rappresentato il bancone del bar delle Folies-Bergère, un caffè situato a pochi passi da rue la Fayette a Parigi. È stato un luogo famoso per la borghesia parigina che accorreva qui per assistere a concerti e dimenticare la noia e le seccature quotidiane. Il dipinto è stato eseguito in studio ed è descritto a memoria con grande realismo. D'altronde lo stesso Manet faceva parte del cenacolo degli abituali di questo locale.
E' raffigurata una cameriera del bar nel mentre aspetta l'ordinazione. Questo segmento della vita è estremamente contemporaneo, infatti Manet è in grado di rappresentare la vita quotidiana. Infatti ad essere rappresentato è un momento qualsiasi di un luogo contemporaneo al pittore.
Il bancone de il bar delle Folies-Bergère
Il bancone delimita l'area di rappresentazione de Il bar delle Folies-Bergère all'esterno. Manet pone una natura morta su di esso, dandole spazio e importanza. D'altra parte, Manet era uno specialista delle nature morte e le amava incorporare nei suoi dipinti, anche se ne ha dipinte solo poche come opere indipendenti. Sulla superficie marmorea del banco si trovano bottiglie di champagne e altri liquori, tra cui una bottiglia di Bass Pale Ale66, un tipo di birra inglese molto popolare all'epoca a Parigi, caratterizzata da un classico triangolo rosso. Molti critici osservano che il riflesso della seconda bottiglia nello specchio sembra essere un po' impreciso. Secondo loro, la bottiglia dovrebbe trovarsi in primo piano rispetto alle altre bottiglie e non in secondo piano.
Sul banco sono inoltre presenti una fruttiera di cristallo piena di arance, un calice con fiori rosati e aranciati e altri oggetti che sono raffigurati in modo molto sintetico. In ogni caso, la trattazione pittorica della natura morta rimane molto interessante, perché Manet usa colori brillanti e raffinati e una luce che si fa viva e vibrante quando colpisce le superfici scabre di vari oggetti, lasciando presagire futuri sviluppi impressionisti interrotti dalla morte.
La cameriera, Suzon
La cameriera che si erge al di là del bancone è la vera protagonista del quadro. Sappiamo che si chiama Suzon e che ha lavorato alle Folies-Bergère intorno al 1880, proprio quando Manet ha realizzato l'opera. Suzon ha il volto ovale e lievemente arrossato, capelli biondi ed un abbigliamento femminile. La donna infatti indossa un elegante abito nero con un'ampia scollatura, che è adornato da un bouquet di fiori e da merletti nivei lavorati ad uncinetto. Indossa anche due piccoli orecchini ed ha un collarino scintillante con nastro e cammeo al collo ed un braccialetto dorato all'avambraccio destro.
Il vestiario di Suzon è così prestigioso che si potrebbe quasi scambiare per una donna del bel mondo parigino, se non fosse per il modo sgraziato in cui si appoggia al balcone. Questo ci consente di capire che c'è una familiarità tra quelle mani e quel marmo e che, dopo quel breve momento di inattività, dovuto all'attendersi dell'ordinazione, si muoveranno da lì a poco per prendere una di quelle bottiglie e versare il contenuto in un bicchiere. L'immagine frontale di Suzon, si trasforma successivamente in una massa piramidale fortemente centralizzata che indirizza lo sguardo dello spettatore verso il suo volto.
Inoltre, il volto di Suzon ha la grazia di una ragazza di paese, nonostante la maliziosità della divisa. La donna ha un atteggiamento misterioso e innegabilmente malinconico, e guarda l'osservatore oltrepassandolo, persa nella sua tristezza e afflizione. Suzon è intrappolata in un vortice di solitudine e stanchezza. Non le piace il mondo ambiguo e inquietante degli avventori del bar in cui si è ritrovata, né il lavoro che deve fare per guadagnare da vivere.
Quegli occhi parlano di tutto, parlano di sogni svaniti e di speranze che non possono essere soddisfatte. Con il suo sguardo, Suzon sembra quasi voler parlare e stabilire una relazione con coloro che guardano la scena, ed è così che le Folies-Bergère, un luogo mondano e pieno di gente, diventa immediatamente un luogo silenzioso e solitario.
Lo specchio de il bar delle Folies-Bergère
Malgrado Suzon sia l'indiscussa protagonista della composizione, non limita affatto il piacere dell'opera. Uno specchio si estende dietro di lei, che mostra l'immagine del grande salone delle Folies-Bergère. Lo specchio espande lo spazio del dipinto. In questo modo, quanto tecnicamente giacerebbe all'esterno del dipinto verrebbe calamitato all'interno, espandendo le possibilità di visione. È evidente che è uno specchio guardando a destra, dove si riflettono il dorso della cameriera e il volto di un assertore misterioso con la tuba che le dà l'ordine.
Manet ci suggerisce la festosa presenza del pubblico delle Folies-Bergère, illuminato dall'incandescente luce dei lampadari, attraverso lo specchio, popolato da una fantasia di luci e pennellate. Anche questa volta, i colori sono applicati sulla tela senza velatura per creare l'impressione chiaroscurale. Questo è il modo in cui le macchie di colore che sembrano disordinate e incoerenti quando vengono viste da vicino acquistano un effetto suggestivo. Anche se criticato, questo effetto si sposa perfettamente con l'impressione sonora della folla riunita che parla, ascolta, guarda e si gode la vita. In realtà, il salone è composto da una moltitudine di tavolini attorno ai quali siedono uomini con cilindri neri eleganti e donne con binocoli, intente a guardare uno spettacolo.