Can't Help Myself è un'installazione del duo artistico cinese Sun Yuan e Peng Yu, presentata per la prima volta nel 2016 al Guggenheim Museum di New York. L’opera utilizza un braccio robotico industriale, programmato per raccogliere un liquido rosso simile al sangue, che si espande costantemente sul pavimento circostante. Questo liquido rappresenta simbolicamente qualcosa che l'umanità non può controllare completamente: il tempo, il destino o le emozioni.
Il robot è circondato da una barriera trasparente, che delimita lo spazio dell’azione. La macchina cerca incessantemente di contenere il liquido all’interno del perimetro designato. Il braccio, dotato di movimenti meccanici realistici, sembra avere una "personalità" propria. I suoi movimenti variano tra sequenze precise, scatti rapidi e gesti quasi espressivi, suscitando empatia nello spettatore.
Il liquido continua a diffondersi, costringendo il robot a lavorare senza sosta. Nonostante la sua efficienza, non riesce mai a raggiungere un risultato definitivo. Questa dinamica rappresenta una lotta incessante e futile, evocando concetti di esaurimento fisico, mentale ed emotivo. Il titolo dell’opera, Can't Help Myself, sottolinea l’impossibilità di fermarsi o di sfuggire a questa condizione.
L’installazione esplora temi profondi, tra cui l’alienazione dell’individuo, la meccanizzazione della società e la fatica di vivere in un mondo sempre più controllato. Il braccio robotico, pur essendo una macchina, evoca un senso di sofferenza e vulnerabilità. Lo spettatore si trova a riflettere sulla propria esistenza, identificandosi con la lotta apparentemente umana della macchina.
Can't Help Myself è diventata virale grazie alla sua capacità di connettersi emotivamente con il pubblico. Video dell’opera hanno spopolato sui social media, interpretati come metafore delle difficoltà quotidiane. Sun Yuan e Peng Yu, attraverso quest’opera, combinano tecnologia e simbolismo per creare un’esperienza intensa e provocatoria, rendendola un punto di riferimento nell’arte contemporanea. L’opera continua a generare discussioni profonde sulla condizione umana e le sue sfide.